I Sindacati i Forum e i Lavoratori (storia-lunga-di una relazione complicata)
Nel lontano 2004 uno dei miei numerosi amici geniali (ne ho una collezione), dopo
una deludente esperienza sindacale, decise di creare un sito (www.assistentidivolo.org ), una
specie di portale dedicato al personale di cabina, la cui parte più cospicua e
sviluppata è un forum ad accesso riservato dedicato esclusivamente agli assistenti
di volo Alitalia. Da allora questo forum con alterne fortune ha dato luogo a una longeva community. La sottoscritta ha avuto il
privilegio e l’onore di fare parte dello staff per tutti questi anni. Lo scopo
del progetto era quello di fornire un mezzo di scambio informativo privo di
connotazione sindacale specifica, ma ovviamente aperto alla partecipazione di
qualsiasi organizzazione.
Il lavoro dei naviganti è peculiare: i turni sono
individuali come gli orari, ed il lavoro si svolge lontano dal resto dell’organizzazione, nelle sue zone periferiche, sia in senso
metaforico che fisico. I momenti di aggregazione e confronto tra pari e con i
delegati sindacali sono dunque rarefatti
e ultimamente anche la antica abitudine di indire assemblee è stata
praticamente abbandonata quasi da tutti. E le poche assemblee indette, per
motivi legati alle vicende aziendali che hanno portato a una diffusa disaffezione
e sfiducia, sono scarsamente partecipate.
In un contesto così
fisicamente disperso, quale soluzione migliore, per comunicare coi lavoratori,
ascoltare le loro voci e fornire delle risposte ed infine per costruire un
sindacato dalla base se non il web?
Sorpresa sorpresa: ai sindacati il forum non piace. Nel corso degli
anni una sola sigla ha partecipato al forum in modo più o meno costante, tra le altre alcune,
di quando in quando, si sono brevemente affacciate per poi fuggire velocemente
dal confronto, altre ancora non ci hanno mai neanche visitati. Molti delegati si iscrivono, entrano, leggono ma non
intervengono mai, comportandosi da perfetti fantasmi telematici, e provocando così la
reazione indignata degli altri utenti, che in un dato momento, in forte polemica, hanno perfino indetto un sondaggio
interno per espellere tutti gli esponenti sindacali dal forum.
Chi partecipava (adesso lo fa molto di meno, per motivi
contingenti, non ultima la scarsità di delegati, legata al crollo degli
iscritti) lo faceva spesso con una sorta di superbia, e verso i critici mostrava reazioni anche
verbalmente aggressive, più orientate a confutare la forma (“chi sei tu che osi dire cio?”) che il contenuto delle
obiezioni. Molti interventi rivelavano la convinzione di base che il sindacato sappia meglio del lavoratore
ciò che è necessario per il lavoratore stesso. Tralasciamo i commenti che col
senno di poi sarebbero persino banali. Diciamo pure che l’andamento generale
delle vertenze Alitalia, caratterizzate da un’atavica e reiterata mancanza di
confronto con i lavoratori, mostra che tutti i sindacati si crogiolano dietro
questa idea.
Il comportamento altrove non muta, la partecipazione alle altre communities e ai social network
come Facebook è limitata ed occasionale: manca una vera e propria volontà di prendere parte
sistematicamente in un contesto percepito come “estraneo”, non protetto. Si interloquisce (e solo
qualche volta) unicamente quando ci si sente sicuri di avere una platea a proprio
sostegno. Alla minima critica si sparisce, spesso dopo aver aggredito
l’obiettore.
Persone intelligenti e tecnologicamente preparate non
riescono a non esprimere una certa sdegnosa superiorità nei confronti di questi
strumenti popolari che pure sarebbero in grado di offrire loro una via comunicativa
a due sensi. L'impressione è che ne percepiscano molto bene il pericolo, ma sfuggono loro i vantaggi, come il rendere l’immagine dei
sindacati meno spocchiosa.
Anche i sindacati, come i partiti politici sono
brand, con tanto di immagine, logo, posizionamento, personalità propria,
obiettivi specifici, e data la loro natura sociale e politica hanno la
necessità di coinvolgere emotivamente i potenziali iscritti per stimolarne la
partecipazione. Devono vendersi, tenendo conto delle esigenze dei "loro" consumatori.
Devono quindi ascoltare il loro target e modularsi sulle sue richieste. Nel
contesto odierno fortemente interattivo, senza il coinvolgimento diretto ciò
non è possibile. E mi sembra addirittura
superfluo asserire che il sindacato per sua natura dovrebbe essere costruito
secondo una logica bottom-up. E invece si continua ad adottare un modello
comunicativo top-down. Non si possono ignorare le modifiche che l’interattività
ha portato alle aspettative delle persone. In connessione perenne vogliamo, attraverso
la rete, far valere il nostro pensiero. Vogliamo contare, ed intervenire
direttamente nei processi di costruzione dei prodotti, di qualunque genere essi
siano, ed esprimere e condividere le nostre opinioni sui social network, su qualsiasi cosa. Anche
sul sindacato. E’ vero i social sono difficili da controllare, ed esiste un
considerevole rischio di fallire, ma il tirarsi fuori dalle discussioni non
bloccherà le critiche. Inoltre
non partecipare in un contesto dove gli utenti (i lavoratori in questo caso)
reclamano il confronto diretto costituisce prova di una mancanza di trasparenza
e democraticità: un elemento negativo per la reputazione delle organizzazioni reticenti. L'immagine del sindacato è già fortemente minata: nelle devastanti vertenze Alitalia i lavoratori hanno pagato
costi altissimi mentre qualche esponente sindacale vi ha fatto la propria fortuna.
Il gradimento tra lavoratori sta toccando livelli davvero infimi. Il sindacato
delle lotte e dei grandi ideali non esiste più e le persone aderiscono alle
organizzazioni che tutelano piccoli interessi personali e di bottega.
Senza andare a scomodare questioni come etica ed onestà, sospetto
che anche nel sindacato si soffra della “sindrome del frame ristretto” (comune
anche tra i dirigenti aziendali): una volta entrati nel sistema si accettano
passivamente alcuni dogmi e ci si muove entro limiti culturali predefiniti. L’idea
alla base è che il sindacato abbia un ruolo istituzionale inamovibile e stentoreo
e il lavoratore è in posizione subalterna perché non capisce il SUO contesto.
Paradossale. Ma a che serve un sindacato autopoietico? Solo a rendere il
sistema immutabile, avvantaggiando qualcuno a detrimento di molti.
E poi c’è il reiterato, irritantissimo copione delle
conoscenze limitate che genera una sconcertante catena: chiunque entri a far
parte del contesto sindacale viene inserito in un sistema di sapere distribuito
in modo decrescente a partire dai livelli più alti (vi basti pensare alle
riunioni che si definiscono senza vergogna “ristrette” alle quali partecipano
solo i vertici sindacali). La bassa manovalanza sindacale esercita questo
potere asimmetrico, peraltro residuale, sul semplice lavoratore, ultimo anello della catena, cessando di condividere apertamente le notizie che gli arrivano. La sfiducia generata deriva dalla sensazione che si stiano effettuando strani giochetti di potere sulla pelle dei lavoratori.
Il modello delle relazioni industriali è effettivamente
concepito senza democraticità: prendete la rappresentatività, che non è legata
al numero degli iscritti effettivi. E neanche è garantito che nelle trattative la
parola finale spetti ai rappresentanti della categoria specifica:
un po’ come se altrove i portantini stabilissero il contratto dei medici (cito una voce del forum).
E’ dunque lecito pensare che l’appoggio
della base tutto sommato non interessi un gran che ai fini delle contrattazioni
aziendali (forse ha più un significato simbolico all’interno dell’organizzazione
stessa). Tuttavia questo contesto non sarà eternamente favorevole ai sindacati: per
sopravvivere bisogna cambiare registro, perché per combattere contro un sistema
ostile che marginalizza sempre di più il sindacato come istituzione (ultimamente non sono rare
le voci politiche favorevoli alla sua eliminazione) serve il sostegno delle
persone. Occorre un radicale cambiamento, ed un allargamento degli orizzonti.
Il web può essere uno degli strumenti di profonda revisione delle dinamiche
sindacali e se ben utilizzato, può perfino far riguadagnare il consenso perduto.
Basta pensarci con un minimo di umiltà.
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