Alitalia: l'accordo di Pasqua
E così si consumava la triste vicenda di Alitalia, proprio mentre
il Lussuoso Fred si riprendeva in video facendosi massaggiare la chioma e le spalle da una compiacente assistente di volo presso la Training Academy della compagnia, il cui management, dopo aver persino imposto, con umorismo macabro, a gente vestita
di rosso e verde di indossare biancheria intima di colore neutro o bianco procedeva con la capillare e dispendiosa opera
di rieducazione del personale, continuando imperterrito, incurante del clima di catastrofe imminenete, a somministrare corsi
insulsi quanto costosi ai demotivati lavoratori.
Come da tradizione, rigorosamente di notte, nell’uovo di
Pasqua per i dipendenti era nascosto l’annunciato epilogo. Un preaccordo su
un piano che di industriale ha veramente poco e che si riduce semplicemente nell'ennesimo taglio del costo del lavoro, con tanto di esuberi, riduzione
degli stipendi e peggioramenti normativi.
L’unica cosa che risulta evidente è l’ostilità continua e crescente
contro il personale, da ridimensionare, possibilmente umiliandolo. Lo si è capito
subito: dall’idea della compagnia sexy,
proposta sin dall'inizio, che implicava il riaddestramento ad Abu Dhabi, in terra Ethiad, di migliaia di dipendenti; l’imposizione
di un modello diverso, poco occidentale, che cancellava il pregresso, perseguito anche attraverso la
modifica dell’immagine di aerei e personale fino all’ossessione della nuova nomenclatura, rigorosamente in inglese (e al diavolo l’italianità): il Capocabina trasformanto in Flight Manager, il Passeggero in Guest, il vecchio Centro Addestramento in Training Academy. E che si caratterizzava per l'atteggiamento di controllo punitivo adottato dal management. Un operazione di cambio culturale brutale ed
imposta dall’alto.
Nessuna novità: anche i capitani coraggiosi di Silvio all’inizio avevano imbastito il loro racconto sulla proverbiale bravura dei
dipendenti -incolpevoli- di Air One tanto per sottolineare l'incapacità di quelli Alitalia. D’altronde sono anni che uno degli sport nazionali preferiti è il tiro al dipendente Alitalia, ritenuto colpevole unico dei vari fallimenti
da tutti gli improvvisati esperti di trasporto aereo, quelli sparsi sul territorio
nazionale che ad ogni di crisi della compagnia si moltiplicano, riproducendosi
senza controllo come cellule impazzite, un po’ come accade agli estemporanei
allenatori di calcio durante i mondiali,
Però, questa volta, a parte qualche irriducibile pervicace detrattore della
categoria, a molti commentatori il dubbio è finalmente venuto: comincia insomma
a farsi largo l’idea che forse la responsabilità dei ripetuti disastri non sia
dei lavoratori ma di chi ha gestito la compagnia, cioè i vari
management e la politica nazionale e locale, che hanno
agito senza tenere minimamente conto del benessere industriale dell’azienda. Per incapacità
o per altri interessi.
Il neonato verbale di confronto prevede esuberi, cassa integrazione, la solita mattanza
dei precari, abbandonati come sempre al loro destino senza neanche un finto paracadute
rotto, i contratti di solidarietà già in essere e per i naviganti una serie di revisioni
salariali normative e strutturali destinate a rimanere come solchi nella loro vita
futura e che l’azienda dal canto suo già si preoccupa di
dichiarare che non rimetterà in discussione prima del 2022. Cioè fra 5 anni. Intanto si impone sia la riduzione del numero di assistenti di volo su un tipo di aereo, che quella dei riposi annuali, che producono ulteriori esuberi tirando per il collo la produttività del personale.E pensare che questa azienda, quella che secondo l’ex premier Matteo Renzi stava per decollare, è approdata dopo aver chiesto e ottenuto una riduzione del personale, tagli di stipendi con la promessa, firmata e sottoscritta, di una revisione migliorativa del contratto. Una ennesima, plateale presa in giro ai danni dei lavoratori. Anni di sacrifici carpiti in cambio di future ricompense secondo promesse mai mantenute.
Certo, l'alternativa non è facile: ammesso che non si tratti di un bluff, si tratta di scegliere tra un accordo pessimo ma forse migliore di quello di partenza, e un commissariamento, con un salto nel buio, che nessuno vuole prendersi la responsabilità di opzionare. Come sempre si sceglie il primo. Tuttavia in questo modo le incapacità manageriali e politiche le pagano solo i
lavoratori mentre i supermanager anche i più inadeguati e dannosi vengono premiati con fuoriuscite
milionarie. Certo pagano anche i
contribuenti. Che comunque continuano a pagare anche gli accordi “commerciali” tra gli enti locali e le low cost. E questo grazie alla incapacità della politica di strutturare un sistema di Trasporto Aereo Nazionale degno di questo nome. Altro che italianità.
Intanto
ci sarà un referendum tra i lavoratori per l’approvazione dell’accordo: le persone, di nuovo
messe le une contro le altre (terra contro volo, precari contro stabili)
voteranno su uno scarno verbale (il sì equivale a dare carta bianca su tutti i successivi veri accordi?) del quale neanche si capisce la portata devastante. E
storicamente i referendum sugli accordi in Alitalia ne sanciscono sempre l’approvazione.
Sempre. Soprattutto quando gli interessi dei diversi comparti sono abilmente
messi in opposizione tra loro.
Una vergogna: per l’incapacità nostrana di salvaguardare un
settore produttivo ed altrove fruttuoso. Per l’erosione continua dei diritti dei lavoratori, e la loro umiliazione. Per l’inabilità
voluta o studiata dei sindacati di opporre una strategia vincente alle offensive dei forti sui deboli.
Un pugno allo stomaco: per lo stridente contrasto tra lo stato pessimo di salute dell'azienda, il suo clima pesante e la sua comunicazione giuliva e ostentata il cui costo, con insopportabile tracotanza, viene presentato al
personale.
Sotto il vestito niente, ma senza neanche il buon gusto di un basso
profilo.
Parole sante.L'unica cosa che non direi proprio è che non abbiamo il coraggio di andare verso il commissariamento!
RispondiEliminaSono sicura che il coraggio qualcuno ce l'ha. Il problema rimane sempre quello di quanti ce l'abbiano e soprattutto chi sono quelli che ce l'hanno.
EliminaMuoia Sansone con tutti i Magnaccia...
EliminaPURTROPPO non si arriverà al commissariamento...
Il referendum sarà l'ennesima TRUFFA dei sindacati per pulirsi la Coscienza (nel caso ne avessero una)
Salterebbero troppo "culi" de amici degli amici se portano i libri in tribunale...
Se proprio devo elemosinare un altro anno di questo schifo preferisco chiuda tutto...
Come sempre mi inchino alla tua penna,
RispondiEliminanessuno avrebbe potuto dire tutto meglio di così.
Colonizzazione, e madre dei codardi che la accolgono a braccia aperte, sperando di salvarsi, così come i guru della finanza mondiale garantiscono ai loro discendenti un futuro da oppressori e sfruttatori,così i codardi garantiscono ai loro figli un futuro da oppressi e sfruttati.
RispondiEliminaNon ci vuole coraggio a votare NO, ma solo un minimo di amorproprio e dignità! Io voto NO!!!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminanon pensare di essere il solo...
EliminaMuoia Sansone co tutti i capponi che se so magnati la nostra compagnia...
Se dobbiamo affondare noi voglio vedere la dirigenza sotto i ponti...
No all'ennesima truffa!!
RispondiEliminaCertamente NO a un piano Fallimentare sulle spalle dei dipendenti
RispondiEliminaAlla fine scaricano sui dipendenti le responsabilità di chi non ha saputo rilanciare Alitalia, manager, azionisti e pure il Governo.
RispondiEliminaUn piano Sai fotocopia di quello fallimentare di CAI che prevedesse al nord l'utilizzo di Linate invece di Malpensa non poteva che finire male e chi non voterà NO di fatto solleverà manager pluripagati dalle loro responsabilità.
Salve. Forse Alitalia è stata per anni una delle tante aziende di Stato da mungere a spese dei contribuenti e a scapito dei dipendenti? Direi di sì. Era chiaro a tutti, tranne all'informazione controllata in remoto che fa propaganda a gettone. Lo stato in cui versa e come è gestita Alitalia è la normale riproduzione dell'azienda Italia? Dico di sì. Abbiamo fatto poco, nulla suona meglio, nel corso degli anni per fermare questo declino. I risultati sono ormai tangibili. E per ristabilire l'ordine delle cose e riappropriarci di quanto ceduto più o meno consapevolmente, lo sforzo da compiere sarà grande e non potremmo rimanere seduti. O ci si alza, senza prigionieri, o si soccombe. A noi la scelta, senza scuse. Cari saluti, Stefano.
RispondiEliminaNessuno voleva un grounding al primo fallimento ma se lo si fosse fatto oggi vi sarebbe un Alitalia nuova con due veri hub italiani. Quando finirono al grounding Swissair e Sabena i cittadini e politici se ne fecero una ragione e nacquero Swiss ed SN Brussel che man mano ripresero i dipendenti. Oggi Swiss genera più profitto che Lufthansa stessa pur essendo parte di essa mentre Alitalia in Asia non vola (Tokyo a parte) il che vuol dire non esistere sul mercato. Una nuova compagnia italiana potrebbe rinegoziare i bilaterali e sugli States non sarebbe più vincolata dalla JV Atlantica di SkyTeam dove Aifrance mette il veto (essendo incazzati come quelli di KLM con Governo ed Alitalia) a nuovi voli sugli states lasciando praticamente solo la possibilità di volare in sud America con quattro voli che son nulla rispetto ad Iberia, Tap e Air Europa che ormai hanno rotte consolidate da anni (e molte più destinazioni).
RispondiEliminaVa da se che nessuno crede ad un piano di rilancio con poco più di 20 aerei di lungo raggio con l'entrata di un B777.300 usato, come minimo si dovrebbe avere un piano di almeno 40 aerei di lungo raggio in più da posizionare su FCO e MXP con almeno tre ondate di voli feeder (altro che stare a Linate) da tutta Europa portando pax in transito (pregiati mica solo pax Low Cost) e i cittadini italiani nel mondo direttamente e non via Abu D. o Parigi come prima!
L ENI ha minacciato di non dare più carburante dal 21 Aprile ed a oggi il socio maggiore (Etihad) sta zitto il che non mi meraviglia dato che cercheranno di uscire piazzando a qualcun altro Alitalia come fatto in parte già con Air Berlin che anziché risanarla è andata ancora peggio (altro che surrounding Lufthansa di Hogan, l'esatto opposto, Lufthansa grazie ad Hogan si è tolta il primo concorrente dato che fallito il piano Hogan in ginocchio gliela ha in parte regalata)
Direi che, questa volta con l'ennesima crisi della ex AZ, ci sarà una vera crisi d'identità per noi aa/vv, ovvero perderemo anche le forze per lavorare bene a bordo di un B777 (- 1 a/v) oltre ad una devastante normativa ( 108 RM x anno, ferie, ecc.) e nuova rimodulazione della retribuzione ( superamento IVR, anche se molti di noi neanche sanno cos'è l'IVR) nel nuovo calcolo dell'IVO, dove ci dicono che non supererà l'8% della stessa, però dall'altra parte si parla del 21,8%. Chi l'ha sta raccontando giusta ?
RispondiEliminaCome al solito ,vengono sempre da fuori a gestirci,visto che non siamo in grado..,,
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