I Dovuti Ringraziamenti (post quasi lacrimevole)
Che dire? Grazie a tutti voi. Sono sorpresa dal numero di
persone che hanno apprezzato e condiviso il mio lunghissimo post. Sono piacevolmente
sconcertata dal fatto che ve lo siate sorbito fino in fondo, e per questo vi
sarò eternamente grata. Mi sento decisamente meno sola! Senza neanche esserne pienamente consapevole
ho interpretato un disagio condiviso. Insomma d’accordo che siamo in tempo di
crisi ma oltre alle preoccupazioni di tipo quantitativo sul numero degli
occupati e dei disoccupati dei posti persi e di quelli guadagnati, bisogna
tenere conto anche della qualità del lavoro. I lavoratori devono essere
trattati con dignità. E rispetto. Devono poter crescere e contare su delle
opportunità. E questa è una cosa che anche i sindacati sembrano avere dimenticato.
È duro constatare che in parte perché travolti da enormi problemi, in parte
perché imprigionati nei meccanismi perversi di una conciliazione perenne, coloro
che dovrebbero tutelare i lavoratori dimenticano sistematicamente quanto sia
importante la componente lavoro nel benessere quotidiano di ciascuna persona.
Non si tratta di elargire benefici da nababbi ma di garantire alcuni basici
principi con pochissimo sforzo.
I licenziamenti in Alitalia
hanno veramente avuto un sapore scandalosamente inumano; a parte la loro
pretestuosità, sono stati inutilmente crudeli: i lavoratori hanno appreso di
essere stati messi in mobilità attraverso un badge disabilitato. I più
fortunati con una mail. Un capolavoro gestionale. Sono riusciti a fare persino peggio
di quanto non abbiano fatto nella pesante epurazione del 2008. Una vergogna.
Tuttavia per quanto possa sembrare strano non ho scritto per
avanzare rivendicazioni, né per esprimere rabbia, e mi sorprende e un po’ dispiace
che qualcuno vi abbia letto solo questa, perché non ritengo sia la mia emozione
prevalente. Certo c’è, ma solo dietro a disillusione, paura, angoscia,
incertezza, e anche speranza, curiosità. Un coacervo di emozioni sicuramente
non solo negative. Il mio scopo era quello di comunicare le mie decisioni,
spiegarne i motivi ed esplorare mezzi che non avevo mai utilizzato, mettendo in
gioco le cose che so fare.
Quello che vale in questo momento per me vale per tutti, a
tutti i livelli: ogni tanto bisogna allargare i propri orizzonti cercando di
vedere le cose da altre prospettive. Spesso ci si ritrova invece incapaci di
guardare oltre uno stretto perimetro. Chi gestisce le organizzazioni e le
persone che le compongono spesso non commette errori per pura cattiveria o
reiterata incapacità: è semplicemente chiuso in un frame talmente ristretto da
non consentirgli di vedere altre vie, e per questo provoca danni permanenti
agli altri, a quelli che restano tappandosi il naso e a quelli che se ne vanno
esausti, con risultati per l’organizzazione non solo dubbi ed irrisori, ma
anche, ove essi fossero verificabili, quantitativamente effimeri.
In effetti non ce
l’ho coi miei ex capi. E’ che proprio non c’è modo di spostare i punti di
riferimento una volta che sei all’interno di un sistema siffatto. Anzi se entri
puro, hai buone possibilità di uscirne contaminato. L’ho visto accadere, e me
ne dispiace. E sicuramente operare con coercizione è molto più facile che
coinvolgere gli altri per costruire un senso comune ed un sentimento di
appartenenza
Dal canto mio sto provando a reinventarmi: perché come dice
una mia acuta amica (sono circondata da amici decisamente saggi dai quali
traggo continuamente spunti) il lavoro fa parte della nostra identità. Se lo
lasci ti devi ricostruire. Ed il lavoro di assistente di volo include aspetti
che vanno al di là della mera professione. E’ un modo di vivere, che travolge
ogni lato della tua esistenza. Lo sappiamo noi naviganti (ed ex) e lo sanno
tutti coloro che hanno a che fare con noi. E non è sempre facile.
Inoltre mi devo trovare un lavoro, e l’impresa non è facile,
in questo contesto economico!
Sto vivendo questo grande transito dopo 26 anni, in buona
compagnia. Non sono la sola. E sono
emotivamente instabile: a volte mi sento vittima di irrazionale follia, colpevole
per aver lasciato un lavoro sicuro per fare un salto nel buio, a volte invece
mi dico che avrei dovuto farlo tempo fa. Forse avrei avuto maggiori opportunità. Grazie
per aver compreso.
E adesso la smetto. Giuro. Vi lascio in pace, ho da fare....
mi devo ricostruire l’identità!
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