FSTA: disoccupati, INPS e Ryanair
Il tormentone annuale di INPS-FSTA
Puntuale anche quest’anno è arrivata la campagna
contro i privilegiati del trasporto aereo, capitanata da INPS, e coadiuvata
dalla stampa nostrana, che dimenticando i propri finanziamenti pubblici, come
può, massacra i lavoratori, attuali ed ex, neanche fossero i responsabili delle
carestie mondiali, dei cambiamenti climatici e dei tracolli finanziari di questo paese ma
assolve repentinamente l’incapacità gestionale dei manager miliardari e dei
politici collusi.
La campagna denigratoria è affiancata dalla
sospensione (arbitraria ed unilaterale) da parte dell’INPS dell’erogazione
delle integrazioni sostenute dall’oramai famigerato FSTA, il Fondo Speciale del
Trasporto Aereo.
Annullato l’incontro con i sindacati previsto a
fine gennaio per la discussione della trasformazione del suddetto FSTA in Fondo
di Solidarietà (quindi in vista del suo allagamento ad altri settori occupazionali), la sete di vendetta moralizzatrice di INPS che
serpeggia da quando ci sono i nuovi vertici, non potendolo fare sulle
super-pensioni di alcuni mega manager o sui vitalizi perenni dei parlamentari,
si scaglia a cadenza regolare sugli estromessi del trasporto aereo (ai quali è
rimasta solo questa, di certezza) tra i quali ci sono sì poche decine di
“ricchissimi” piloti, ma che per la maggior parte, come hanno ricordato i
sindacati (alcuni, mica tutti), in un momento di breve risveglio dal perenne stato
comatoso, raccolgono in maggioranza impiegati da stipendi modesti.
È bene ricordare che comunque queste
integrazioni non sono frutto di rapine a mano armata attuate dai lavoratori, ma
nascono da accordi regolarmente sottoscritti tra governo e sindacati che
seguono i complessi e poco trasparenti processi di ristrutturazione che
nel frattempo hanno azzerato il trasporto aereo nazionale (qualcuno ricorda la
famosa questione dell’italianità?). Nel caso ciò sia necessario, rammentiamo
pure che esistono una serie di "esodati" collocati nel limbo,
cacciati dai fantastici ex patrioti aeronautici in vista del raggiungimento
dell'età pensionabile che però purtroppo si è magicamente spostato nel giro di
una notte di ben 7 anni, molto dopo la fine della copertura degli ammortizzatori; ed
inoltre per ciò che riguarda il sostegno aggiuntivo, accordato alle vittime della seconda pulizia
etnica di matrice araba della nuovissima Alitalia, gli aventi diritto non
l'hanno visto neanche col binocolo.
I sindacati firmatari dei suddetti accordi
latitano, e, a parte alcuni recenti comunicati, e non da parte di tutti, poco
hanno fatto per richiamare all’ordine i firmatari, o per porre azioni
preventive che scongiurassero quanto, di fatto, accade; il governo tace e di
mezzo ci vanno i lavoratori, estromessi da un settore dove invece la domanda si
espande.
La purezza di Ryanair
La cosa davvero paradossale è che l’ineffabile Ryanair
che, lamentando l’innalzamento delle tasse aeroportuali previste da questo
governo a causa, dicono, del contributo a sostegno del FSTA (che comunque non è
destinato alla sola Alitalia ma che viene attualmente in soccorso di diverse
aziende operanti nel settore), accompagni il coro dei lapidatori nostrani. Precisiamo che il giochino era già stato attuato nel 2013 in Spagna.
Apriti cielo: in Italia si può sostenere una
compagnia irlandese con contributi più o meno occultati da parte degli enti
locali che gestiscono gli aeroporti, elargendo quindi soldi pubblici, ma non i
licenziati indigeni. Giammai.
Precisiamo che il contributo FSTA nello
specifico è passato da 3 euro ai 2,5 di quest’anno.
I contributi non versati
E sì, perchè la compagnia è stata condannata per non
aver versato 3 milioni e 198 mila euro di
contributi per i dipendenti all’Inps, oltre a eventuali interessi ancora da
calcolare e a 25 mila euro di spese processuali. In prima battuta
Ryanair ha risposto di averli versati in
Irlanda ma, ahinoi, esiste una legge che
più o meno recita che se il dipendente vive e lavora in Italia, e certamente
riceve assistenza sociosanitaria nel Belpaese,
allora è qui che il suo datore di lavoro, pur avendo sede a Dublino, deve
versare i contributi. Alle casse dell’Inps
di Bergamo mancano invece 10 milioni di euro e per questo ammanco il
simpatico spregiudicato imprenditore irlandese ha deciso, come d’abitudine in
questo paese dove il dovuto lo pagano solo i poveracci, di contrattare, sul
modello di Apple, a cifra dovuta, come
scrive Affari Italiani, e versarne allo stato circa un decimo.
Risulta
difficile comprendere perché la sete di vendetta dell’ente previdenziale non si
abbatta su cotanti debitori ma colpisca singoli ex-lavoratori.
Così, mentre il giornalista (anonimo) della Stampa, autore dell’articolo del 2 febbraio
scorso che attribuisce la causa dell’allontanamento volontario della low cost
ai famosi 2,5 euro che vanno a sussidiare il fondo per la cassa integrazione
degli ex piloti della compagnia italiana, anche se alla fine viene sfiorato
dal dubbio che la polemica sia stata usata per “mascherare” una decisione
già presa da tempo, si guarda bene dal fare ricerche ulteriori, al
contrario, qualcun altro qualche domanda se l'è posta: e ha appurato che Ryanair, udite udite, vive di sussidi da parte di enti
pubblici.
I sussidi (non troppo) nascosti
Lo riportano diversi articoli
giornalistici, come la Repubblica, per esempio, che sostiene che Ryanair incassa più o meno
100 milioni in contanti all’anno solo per “convincersi” a volare qui da noi…
mettendo le mani su due terzi di quei “fondi sviluppo rotte e marketing”
stanziati dagli aeroporti di casa nostra per riuscire ad attirare il traffico
low cost. Pagano le Regioni (la Sardegna è già finita nel mirino Ue) per
stimolare turismo ed economia locali. Tuttavia il ROI di questa operazione
non è sempre positivo: accanto a qualche caso di successo, come Pisa e Bergamo,
ci sono aeroporti che vanno in rosso, come Alghero e Trapani.
Il business, dice Primadinoi, testata on line abruzzese, a
seguito della vicenda che ha coinvolto l'aeroporto di Pescara, è consistito
nel contrattare con le pubbliche amministrazioni incentivi in cambio di turisti
e passeggeri con la promessa di avviare, potenziare e sviluppare l’indotto
locale del turismo.
In Europa, tuttavia, continua l’articolo, le
leggi sulla concorrenza, il libero mercato, le pari opportunità economiche si
sono fatte più stringenti. Il “pubblico”, per elargire finanziamenti ha bisogno
di appalti e di gare pubbliche e non è più inoltre possibile finanziare
rotte consolidate ma solo nuovi collegamenti per un periodo limitato; (...)
in questi anni la compagnia irlandese, nata 30 anni fa, è cresciuta a dismisura
potendo vantarsi di praticare i prezzi più bassi d’Europa (inventando il low
cost) ma senza dire che il resto del biglietto era pagato con le tasse di
tutti i cittadini italiani, grazie ad accordi segreti
imposti alla Pubblica Amministrazione
Ryanair, che pretende che i contributi gli
siano riconosciuti acquistando degli spazi pubblicitari tramite la società Ams,
che gestisce alcuni servizi del vettore, tra cui la rivista di bordo, ecc. ricatta
di fatto le regioni italiane, come scrive Fourtourismblog.
Ma altrove?
Spagna e Francia, ci dice sempre Fourtourismblog
dopo aver regolarmente sborsato tramite gli enti locali e gli aeroporti anche
oltre 660 milioni di euro (11-12 euro a passeggero come denunciato da Air
France lo scorso anno) in favore di Ryanair, hanno introdotto misure tutelanti come l’elargizione di contributi legali ma inferiori
rispetto ai precedenti. In molti aeroporti dei due paesi, infatti, attualmente
Ryanair opera addirittura senza contributi e senza che questo abbia comportato
un aumento delle tariffe applicate. Bisognerebbe fare investimenti oculati e a
lungo termine sia con apposite politiche di sviluppo del turismo locale, che
strutturando il beneficio apportato dalle low cost senza subire i loro ricatti,
evitando cioè che la loro presenza risulti aleatoria.
Invece in Italia, mentre gli
imprenditori siciliani e sardi ipotizzano di autotassarsi creando un fondo
“Salva Ryanair”, secondo alcuni organi di informazioni il governo
sembra pronto ad cedere al ricatto della compagnia irlandese (e, a caduta,
delle altre).
Insomma Ryanair che urla allo
scandalo per il sostegno economico elargito ad altri è come il mostro di
Firenze che inorridisce per i delitti di Jack lo Squartatore.
La splendida faccia di bronzo
dell'imprenditoria irlandese ce la meritiamo tutta: la politica degli ultimi anni ha permesso ad un
privato di rafforzarsi a tal punto da poter mettere in crisi un intero settore
in una intera nazione. Forse è per questo che le leggi di tutto il mondo
vietano le posizioni dominanti ma nel caso di Ryanair tutti hanno fatto finta
di non vedere… Lo dice
“Primadinoi”. Come dar loro torto?
Aaahhh Strino!! Le H!! Come si scrive Eindhoven? Te lo faccio scrivere 200 volte alla lavagna!!
RispondiEliminacerto me lo potevi scrivere in privato...
RispondiEliminacorretto ;)
RispondiEliminaTi stimo....non solo per le tristi verita' che sai esporre in modo ineccepibile ma anche per la ricchezza di informazioni!
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